sabato 9 novembre 2019

Ode alla percoca


Percoca nel vino, quante emozioni, mi fai felice senza illusioni. Tu non hai mai tante pretese vuoi solo essere dolce e cortese.
Mi inebri la mente, mi dai fantasia e ogni pensiero mi porti via. Percoca nel vino ti cerco, ti bramo d’inverno ti chiamo ma sei lontano, d’estate riappari un po’ per magia e la delizia è solo la mia.
Una volta per caso ti ho visto a Milano, ma eri un pezzotto non certo nostrano mi dissero: come, son pesche col vino, ma a dirlo era solo un cameriere cretino.
Per questo il consiglio per non sbagliare, quelle col pizzo devi cercare: la sbucci e la polpa è sempre gialla, la tuffi nel vino e si tiene a galla, la lasci nel Frigo con devozione per circa due ore, la servi in tavola e bevi il vino da preferire Fiano Avellino.
Ma se tu cerchi la grande emozione, devi mangiarla a fine stagione quando il frutto è ben maturo, un’emozione seconda a nessuno. Bello sinuoso frutto proibito, cerchi uno spicchio lo prendi col dito, nella caraffa di coccio si sa, finisce la sua libertà.
Percoca bella signora sei una Ferrari mica una Skoda, sfrecci veloce e in ogni bicchiere sei come l’ape polline e miele. Tante le frasi a te dedicate, finite in gloriose bevute e risate.
Si dice all’amico un po’ brillo e cretino: sei come il percuoco caduto nel vino, ma resta di fatto e non è ormai mistero, che tu percoca mi piaci davvero.

sabato 11 luglio 2015

Io con la mia zanzara

Cara zanzara che mi hai punto sullo scroto meriti senza dubbio una foto. Tu si che sai dove succhiare per fortuna non ti dovrò pagare. Il tuo abito tigrato mi ha ammaliato e non ti ho ancora dimenticato. Di te mi rimane solo una bolla, in bella vista sopra una palla. La notte e lunga e senza sonno aspetto a lungo il tuo ritorno. Ora ti sento soave e lieve, ma il tuo ronzio mi fa piacere. Tu non mi pensi e ti posi su un muro sazia e felice e sguardo sicuro. Mi guardi schifata e un po’ disgustata forse l’esperienza ti ha sicuramente provata. Cara vampira dei miei coglioni non ti curi certo dei miei umori. Insetto fetente e senza pudore di te non mi resta neanche l’amore. Mi armo di scarpa, mazza e librone e provo a colpirti senza rancore. Scatti veloce verso la vetrata ed io di scatto provo il volo in picchiata, quanto sei a tiro ti guardo negli occhi e non trovo il coraggio di eliminarti. Ti ho visto volare verso l’infinito ora il ricordo è solo il prurito.