“Sogno di trasformarmi in una particella di luce per scorrere
attraverso i cavi digitali ad alta velocità nella rete per raggiungere ogni
punto del mondo virtuale in un batter d’occhio”. Queste erano le ultime parole
che gli agenti avevano trovato scritte a lettere cubitali sullo schermo del
suo Pc all’interno di una stanza puzzolente e disordinata. Tra lattine e scarti
di pizza e chiazze di olio ovunque, c’era il corpo privo di vita di H un
ragazzo corpulento di appena diciassette anni. H, secondo i genitori era un giovane
che non usciva mai da casa, era sempre davanti allo schermo del suo computer.
Fin da piccolissimo passava ore e ore a scrivere a vedere manga e a parlare con
i suoi amici di rete senza volto e identità. Spesso nel cuore della notte si
sentiva solo il ’crepitare’ della tastiera ormai consumata e unta che H usava
ad una velocità impressionante. La sua stanza era un groviglio di cavi e spine.
Il fetore che fuorusciva da quel pavimento unto e bisunto era pari solo a
quella di un animale morto da giorni. H era a terra immerso in una pozza di
sangue. Da una prima analisi fatta dagli specialisti, era forse inciampato in
uno di quei fili battendo la testa. Era un hikikomori passava intere giornate chiuso in quelle quattro pareti tra i suoi effluvi. I
genitori non ricordano mai di aver visto un amichetto in casa a scuola poi era
una croce: continui rimproveri dagli insegnanti non brillava in nessuna materia
e non parlava mai con nessuno. In rete, però, quando premeva il tasto di
accensione del suo computer, si apriva un mondo ovattato, dove non doveva mai dimostrare
di essere qualcuno e non e tantomeno fare gare con nessuno. In quel mondo era
qualcuno, le sue dita esperte ruotavano sulla tastiera e cifre numeri e
password si aprivano in un lampo, il computer per lui non aveva segreti si
muoveva nella rete con una leggerezza che nella vita reale non aveva visto che
era molto grasso. A colpi di tastiera socializzava con chiunque e riusciva addirittura
ad assumere più personalità. Di tanto in tanto appariva la madre nella stanza preoccupata
perché il figlio dimenticava perfino di mangiare. Lo protarono anche da un
esperto il quale aveva posto l’accento, il problema equiparandolo niente di
meno che all’autismo e alla schizofrenia. Un pesante fardello che
aveva spinto i genitori ad una triste rassegnazione. Poi il fato ha fatto la
sua parte, in quella stanza, dove H si sentiva tanto al riparo e sicuro e
accaduto l’irreparabile: la disgrazia.
* Dalle otto alle venti stanno sempre sul Pc. Mangiano al Pc dormono
sulla tastiera qualche volta, non si alzano nemmeno per fare i bisogni. Un
fenomeno che i giapponesi negli anni Ottanta hanno definito come Hikikomori
ossia
quelle persone che hanno deciso per un motivo o per un altro di allontanarsi
definitivamente dalla vita reale ‘digitalizzando’ perfino i rapporti sociali.
Il fenomeno che solo dal duemila interessa i paesi europei mentre in America e
in Giappone è considerato una vera e propria devianza sociale. Esistono
cliniche e cure per chi soffre di dipendenza da computer, ma spesso il pericolo
maggiore come sempre è per gli adolescenti che non riescono staccarsi dalla
tastiera. Crescere eliminando i rapporti face to face è un problema non da poco
i bambini, non imparano a relazionarsi e hanno alla lunga problemi comportamentali
di non scarsa rilevanza. In questi casi è stato.
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