Dove abito?
Forse un luogo che non esiste. Dove vivo? Forse un posto che esiste nel
presente ma che nessuno vede. Un immensa colata di cemento nel verde
contaminato dalle discariche della camorra. Immensi casermoni simili a strutture
ospedaliere colpiscono con un destro al mento la ‘Natura tossica’ che a fatica
cerca di ‘rifarsi una vita’ dopo la batosta subita. Giovani senza un futuro
reale vivono modi lisergici tre tecnologia e droghe. Un futuro senza speranze
li ha spinti in un presente senza costrutto nel baratro dell’impossibile. L’aspetto
grigio di queste case copre perfino il sole il quartiere è una roccaforte dove
spesso si riesce a malapena a sopravvivere. Una falsa solidarietà lega tutti i
cittadini, costretti a recitare un ruolo che spesso diventa tedioso e folkloristico.
Le regole del quartiere se le conosci spesso ti salvano la vita. Scrivere di
questi posti ti trasforma in uno odioso rapper di periferia ‘, sai di quelli
che fanno quelle rime stupide tipo: We fra cum stai ca nu vien mai ma ro ta fai
e così via insomma uno stereotipo che spesso ti porta a labirinti mentali che
non ti permettono di scrivere come vorresti della tua città. Discorsi ripetuti
all’infinito, sempre gli stessi problemi da sempre non fanno più notizia. Se
vai a leggere nel passato di luoghi come Giugliano, Marano, Villaricca e
Secondigliano, trovi storie terrificanti e personaggi senza scrupoli che hanno
rovinato e rovinano la vita di un’intera generazione. Un ignoranza devastante
ha fatto da contorno a tutto il resto, mentre chi poteva denunciare e non l’ha
fatto ha spesso fatto della notizia un business e della solidarietà l’affare del
secolo. Dove vivo, spesso non vivo e dove abito non è un luogo che umanamente
può esistere.
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