sabato 13 aprile 2013

Un luogo non luogo


Dove abito? Forse un luogo che non esiste. Dove vivo? Forse un posto che esiste nel presente ma che nessuno vede. Un immensa colata di cemento nel verde contaminato dalle discariche della camorra. Immensi casermoni simili a strutture ospedaliere colpiscono con un destro al mento la ‘Natura tossica’ che a fatica cerca di ‘rifarsi una vita’ dopo la batosta subita. Giovani senza un futuro reale vivono modi lisergici tre tecnologia e droghe. Un futuro senza speranze li ha spinti in un presente senza costrutto nel baratro dell’impossibile. L’aspetto grigio di queste case copre perfino il sole il quartiere è una roccaforte dove spesso si riesce a malapena a sopravvivere. Una falsa solidarietà lega tutti i cittadini, costretti a recitare un ruolo che spesso diventa tedioso e folkloristico. Le regole del quartiere se le conosci spesso ti salvano la vita. Scrivere di questi posti ti trasforma in uno odioso rapper di periferia ‘, sai di quelli che fanno quelle rime stupide tipo: We fra cum stai ca nu vien mai ma ro ta fai e così via insomma uno stereotipo che spesso ti porta a labirinti mentali che non ti permettono di scrivere come vorresti della tua città. Discorsi ripetuti all’infinito, sempre gli stessi problemi da sempre non fanno più notizia. Se vai a leggere nel passato di luoghi come Giugliano, Marano, Villaricca e Secondigliano, trovi storie terrificanti e personaggi senza scrupoli che hanno rovinato e rovinano la vita di un’intera generazione. Un ignoranza devastante ha fatto da contorno a tutto il resto, mentre chi poteva denunciare e non l’ha fatto ha spesso fatto della notizia un business e della solidarietà l’affare del secolo. Dove vivo, spesso non vivo e dove abito non è un luogo che umanamente può esistere.

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