Una fitta schiera di alberi tanto fitti che la luce non
riesce a penetrare. Verde tanto verde da sembrare grigio. Che ci faccio qui?
Non so. Mi sono risvegliato su un letto di foglie gialle ma non ricordo come
sono finito in questo luogo. E’ mattina presto, molto presto. Il sole fatica a
penetrare la folta vegetazione, ma di tanto in tanto un raggio di luce colpisce
la terra bruna creando un effetto caleidoscopico. Sembra un paesaggio quasi
irreale ed è talmente presto che persino la natura fatica svegliarsi. Mi alzo a
fatica e lo stomaco comincia a brontolare, ho fame, ho molta fame. Mi sento
debole e stanco. Cammino barcollando, cerco qualcosa di commestibile. Vedo un
fungo lo prendo provo ad assaggiarlo: è amaro e sa di muffa. All’improvviso la
nausea forte mi blocca. Un massiccio dolore alla bocca dello stomaco m’impedisce
di proseguire. Il cinguettio degli uccelli penetra come la punta di un trapano
nel mio cervello. Non riesco a stare alzato e mi lascio cadere al suolo. La
terra sotto di me sprofonda e precipito in una fossa profonda. I colori si mischiano
e sembra tutto un arcobaleno. All’improvviso quello che era un mondo lento e colorato
diventa tutto frenetico e veloce. Mi sento osservato, anzi quasi spiato e ogni rumore
mi mette in allarme. Mi sento chiamare, toccare e come se tutti quegli alberi
mi stessero pressando e limitando gli spazi. Respiro a fatica e ho il cuore in
gola. Una goccia di sudore cade a terra, i miei sensi sono così acuti che riesco
perfino a sentirla. Un tonfo potente, seguito da un crepitio di un ramo secco
che ho appena pestato. Impaurito, comincio a correre. Continuo a sentirmi osservato
e ora anche inseguito, mi giro dietro ma non vedo nessuno. Corro sempre più
forte e mi sento quasi alitare sul collo. Qualcuno mi segue. Sono certo, ma non
ho il coraggio di girarmi. Sono stanco, ma le mie gambe non possono fermarsi. Sono
a mille, il terrore aumenta quando il gioco di luci che penetra tra gli alberi
mi lascia intravedere l’ombra del mio inseguitore. Sembra un bambino, riesco
persino a sentire le sue grida di gioia mentre mi rincorre. Mi fermo, prendo
coraggio, mi giro di scatto mi guardo intorno ma non lo vedo. Poi scorgo la sua
figura esile e piccola dietro un albero. Grido: “Fatti vedere! Perché mi
insegui?” Non risponde. Mi avvicino e lo vedo in ginocchio davanti all’albero di
spalle. Lo tocco. Si gira di scatto. La sua faccia da bambino è mostruosa: ha
le orecchie a punta come un elfo e i denti messi in fila precisi uno dietro l’altro
e tutti molto aguzzi. Si gira come una belva feroce, scatta e con un balzo
agile mi addenta il collo. Cado a terra e perdo conoscenza. Mi rialzo ed è buio,
ricasco e a malapena posso articolare le gambe, il mio passo è pesante e riesco a raggiungere
una strada interpoderale. Mi tocco il collo e non ho nulla; eppure ho sentito i
suoi denti penetrare prepotentemente nella mia gola. Ma non so. Da lontano vedo
un furgone, lo fermo e chiedo un passaggio. L’uomo alla guida con un cenno mi
dice che posso salire. E’ una persona di poche parole anzi per dirla tutta di
pochi cenni. Forse era stato tutto un sogno, forse mi ero solo allucinato
mangiando quel fungo. Mi rilasso e mi addormento mi risveglio con le luci della
città. Il tizio che mi ha dato il passaggio mi saluta con un ennesimo gesto.
Arrivo al primo bar utile e mi fiondo dentro per mangiare qualcosa. Poi la
mente mi riporta a quella notte allucinante, mi convinco sempre più che è stata
solo una notte lisergica come tante. Nel Bar vado al bagno per rinfrescarmi, mi
lavo la faccia con acqua gelata, passo le mani tra i capelli e sento qualcosa
di strano all’altezza delle orecchie mi tocco e avverto un tessuto spinoso e
ruvido. Mi guardo allo specchio e le mie orecchie si stanno trasformando, sono
quasi a punta. Sono orribile. I denti sono deboli e traballanti e cominciano a
cadere mentre immediatamente terrificanti spuntoni si fanno spazio tra i
vacillanti canini. Sono lui, sono quell’orribile mostro. Ora ho sete, solo
tanta sete di sangue.
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