Il primo pistone lo ebbe regalato all’età di cinque anni. Non
sapeva neanche di che cosa si trattasse, ma la sua curiosità fu attratta dalla
lucentezza dell’oggetto e dalla meccanica perfetta. Stava in uno scaffale di un
negozio di pezzi di ricambio e non era sfuggito allo sguardo vigile del bambino
che da subito provò un’enorme attrazione nei confronti del pezzo di metallo
lucido e ben levigato. Si perse in quel piccolo ammasso di lega ondulata che
deformava il suo volto in maniera quasi ridicola e accennò un pianterello per
attrarre l’attenzione del genitore. Poi, come sempre accade, ebbe la meglio e
tornò a casa con l’oggetto tanto desiderato. Fu da subito il suo giocattolo
preferito, lo portava in giro e lo faceva vedere agli altri compagni che
giocavano con i soldatini mentre lui solo e sempre col suo pistone. Era lo stantuffo
di una Fiat Cinquecento. Da allora il bimbetto ne ha percorsa di strada
diventando un uomo di successo e guarda caso proprio nel campo della meccanica.
Ma quella sua mania per i pezzi automatici non è mai finita. Inizio ad acquistarne
altri tassativamente nuovi ed imballati come il suo primo pistone. Comprava
teche trasparenti e li metteva in bella mostra nella sua stanza. Dopo poco
nella camera non c‘era spazio più per nulla. Una volta al mese doveva lucidarli
tutti con prodotti specifici e per l’occasione indossava una tuta da meccanico.
La sua mania rallentò soltanto nel periodo della maggiore età quando conobbe la
sua fidanzata alla quale immediatamente fece vedere la sua collezione di
pistoni. Si sposarono dopo pochi anni e lei obbligò il nostro eroe a non
portare i pezzi nella nuova abitazione. Spinto dal forte amore, lasciò la
collezione a casa dei genitori. Durante i primi anni del matrimonio la sua
attenzione nei confronti della meccanica di precisione non tramontò mai, ma la
consorte frenava ogni suo istinto da sfrenato amatore. La moglie lo lasciò
miseramente qualche anno dopo quando scoprì che la sua eccessiva ossessione per
i pistoni non era mai tramontata. Spostando il letto per le pulizie trovò una
botola, la aprì e finì in una stanza tutta fatta e vetrine, dove all’interno c’erano
solo pistoni. Il marito cerò di spiegare, ma la donna si sentì tradita e ruppe
il rapporto bruscamente dalla sera alla mattina. Il nostro amico restò solo con
i pistoni, ma questa disavventura non lo fece arretrare di un solo passo e al
contrario stimolò un collezionismo compulsivo nei confronti degli stantuffi
meccanici. In Internet scoprì altri maniaci come lui e partecipò a raduni, dove
il protagonista era tassativamente sua Maestà il pistone. Inizio a comprarne di
tutti i formati e dimensioni immediatamente il suo appartamento diventò un
deposito per pistoni ne aveva di tutte le specie. Non aveva più spazio in casa.
Negli armadi tra i vestiti spuntavano teste metalliche, sotto il letto ancora
imballati giacevano tre enormi pistoni di un camion tedesco acquistati direttamente
in Germania dal proprietario camionista. Erano ovunque: in cucina tra le
pentole e perfino in bagno nella vasca e nel box doccia. Entrando in quella
casa immediatamente eri investito da una puzza di olio e metallo. Una sera rincasando
dopo un raduno di maniaci del settore non vide il piccolo pistone che giaceva
proprio nei pressi dell’uscio di casa, scivolò e andò a sbattere con la testa
su una teca di vetro che ovviamente conteneva stantuffi meccanici. Lo trovarono
immerso nel sangue e privo di vita. Ci vollero diversi giorni per liberare l’appartamento
dai numerosi pezzi da collezione e nella sua bara il padre fece mettere quel
suo primo pistone che gli aveva regalato all’età di cinque anni.
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